Roma, 15 feb. (askanews) - "La malattia renale cronica è silenziosa, quando il nefrologo se ne accorge spesso è già a uno stadio avanzato. Deve essere riconosciuta per tempo soprattutto nella popolazione di rischio, bastano l'esame del sangue e l'esame urine che dosi l'albumina", lo ha detto questa mattina il prof. Stefano Bianchi, Presidente della Società Italiana di Nefrologia, intervenuto a un talk promosso da Healthcare policy. "L'approccio multidisciplinare è fondamentale - ha aggiunto -. In tale metodo la medicina generale deve avere il compito di eseguire gli esami che portino alla diagnosi precoce, poi inizia il percorso in cui si deve lavorare insieme. Perché spesso quando il paziente arriva dal nefrologo non si possono affrontare molte problematiche se la malattia è già evoluta. L'importante è che le azioni siano concordate su protocolli con evidenza scientifica. Il nefrologo può essere strategico nell'affrontare le complicanze della malattia". E ha concluso: "I programmi di screening sono importanti. Dobbiamo uscire dalle connotazioni specialistiche e tornare nell'ambito della medicina interna per collaborare nella gestione di malattie che, se affrontate da un singolo medico, forse non vengono contrastate nel modo migliore".