Milano, 23 feb. (askanews) - Se ci soffermiamo a pensare al modo in cui si formano alcune mitologie dei luoghi, per esempio quella di Parigi, spesso si arriva delle immagini-chiave, che hanno fatto breccia a livello collettivo. Alcune di queste sono state scattate da Brassai, il fotografo nato ungherese e poi adottato dalla capitale francese al quale Palazzo Reale a Milano dedica una mostra intitolata, "Brassai - L'occhio di Parigi".L'esposizione è un viaggio nella città, nelle sue storie, ma anche dentro una idea di fotografia che resta estremamente viva nonostante il formato delle stampe, piccolo rispetto agli standard del contemporaneo. Ma a funzionare è proprio la capacità di catturare aspetti sottili di Parigi, di raccontarne le notti con alcuni scatti indimenticabili, come quello sulla statua del maresciallo Ney nella nebbia, con la scritta "hotel" che compare dal nulla. Le foto di Brassai sono reportage, ma anche sentimenti della città; sono documentazione e complicità; sono testimonianza diretta di ciò che non si vede, soprattutto nella vita notturna. Ma hanno anche una pulizia di composizione, una misura complessiva, che ne testimoniano ancora oggi la forza.I volti delle prostitute o dei musicisti, il dietro le quinte del Teatro dell'Opera, i ritratti degli scrittori come Samuel Beckett o Henry Miller. Le storie si rincorrono, attraversano lo spazio urbano con la confidenza di chi quelle strade le conosce, ma sa che, comunque, ogni volta potrebbe avere una sorpresa. È qui che la mostra funziona di più, sul terreno delle possibili incertezze che le fotografie ancora ci regalano. E poi c'è Picasso, che al fotografo consentiva l'accesso al suo studio, anche in questo caso per cementare una narrazione.La mostra, curata da Philippe Ribeyrolles, nipote del fotografo, è promossa dal Comune di Milano - Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale e realizzata in collaborazione con l'Estate Brassa Succession. Resta aperta al pubblico fino al 2 giugno.