Inchiesta a Venezia, il video del procuratore capo Cherchi: «Ecco perché abbiamo arrestato Boraso e indaghiamo Brugnaro»

Corriere della Sera 2024-07-16

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«Stiamo valutando la correttezza della gestione del blind trust del sindaco, quindi l'avviso di garanzia è stato emesso a suo favore, per correttezza nei suoi confronti». Lo ha precisato il Procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, parlando con i giornalisti sull'odierna indagine che vede tra gli indagati anche il primo cittadino lagunare Luigi Brugnaro. «Forse - ha aggiunto Cherchi - poteva anche non essere necessario, però per trasparenza dell'attività della Procura abbiamo ritenuto che fosse messo a conoscenza che stiamo valutando questo. Non c'è niente si segreto, per cui abbiamo ritenuto di poterlo fare, nonostante non sia stato attinto nemmeno da perquisizione«, ha concluso. ​Corruzione, riciclaggio e falsa fatturazione. Sono questi i reati contestati all'assessore alla Mobilità del Comune di Venezia Renato Boraso nell'ambito di un'indagine nata nel 2021 sulla scorta di un esposto relativo all'uso di alcuni terreni della periferia di Venezia. Secondo quanto riferito dal procuratore capo Bruno Cherchi, dopo la segnalazione le indagini sono scattate nel 2022, mentre l'attività delittuosa sarebbe proseguita fino ad oggi nonostante Boraso fosse venuto a conoscenza degli accertamenti in corso. «Abbiamo iniziato con le intercettazioni - ha detto Cherchi - per poi passare ai riscontri documentali grazie all'attività della Guardia di finanza, alla quale è stata affidata l'indagine. Stamane con ordinanza del Gip abbiamo dato il via alle misure cautelari e alle perquisizioni in abitazioni ed uffici perché eravamo a conoscenza, attraverso le intercettazioni, che Boraso stava distruggendo i documenti». Il capo della Procura lagunare ha poi specificato che Boraso «si era messo a disposizione, da assessore ma con le sue svariate società, per attività che nulla avevano a che fare con la pubblica amministrazione, facendosi pagare con fatture per prestazioni inesistenti in modo ripetuto; interveniva su appalti e servizi e modificando piani comunali a favore di diversi imprenditori, che poi lo pagavano«.  Nel corso dell'operazione sono stati impegnati 200 militari della Gdf e sono stati sequestrati preventivamente e per equivalente oltre 2 milioni di euro alle società di Boraso e alle imprese coinvolte. 

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