«Amore mio...»: le cento lettere dal K2 tra Lino Lacedelli e Elda Dimai durante l'epica scalata che portò l'Italia in cima al mondo - Il video integrale

Corriere della Sera 2024-08-09

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«Amore mio, sono appena ritornata dalle Cinque Torri… Girovagavo attorno a quelle Torri, illudendomi di vederti comparire da qualche parte. Ma purtroppo tu sei lontano, in mezzo a chissà quanti pericoli». A scrivere da Cortina, il 26 luglio 1954, è Elda Dimai, allora fidanzata, futura moglie e compagna di una vita, di Lino Lacedelli. I lontani e inimmaginabili pericoli sono quelli del K2. Pochi giorni dopo, il 31 luglio 1954, alle ore 18, la spedizione del Club Alpino Italiano riesce, con Lino Lacedelli, detto lo «Scoiattolo» di Cortina, e Achille Compagnoni, guida della Valtellina e istruttore della Scuola Militare Alpina, a toccare gli 8611 metri della vetta, fino ad allora inviolata, del K2, la seconda montagna più alta del mondo.A 70 anni dalla straordinaria e, per quei tempi, epica impresa, Cortina d’Ampezzo e gli Scoiattoli, il sodalizio di alpinisti fondato nel 1939, ricordano Lino Lacedelli (1925-2009) con la mostra «Lettere dal K2» che presenta non solo il suo percorso alpinistico, ma anche quello umano per raccontare un uomo e il suo viaggio verso la vetta nel contesto di un’Italia, sospesa tra la guerra e la ricostruzione, che non c’è più.Oltre 100 lettere, rese pubbliche per la prima volta: la prima è del 17 marzo del 1954 da Milano, l’ultima datata 9 settembre dello stesso anno da Karachi. Quasi sei mesi di corrispondenza che scandiscono il tempo e il percorso di Lino Lacedelli e della spedizione italiana: un traguardo, ricordava Lacedelli, raggiunto grazie all’apporto di tutti i componenti della spedizione, perché «il sacrificio di tutti ci ha permesso di arrivare in cima». Un’impresa corale, compiuta da una squadra formata da Ardito Desio (capo spedizione), Walter Bonatti (il cui supporto fu decisivo per aver portato con l’hunza Amir Mehdi le bombole di ossigeno fino all’ultimo campo), Erich Abram, Ugo Angelino, Cirillo Floreanini, Pino Gallotti, Mario Puchoz (morto durante la spedizione), Ubaldo Rey, Gino Soldà, Sergio Viotto, Guido Pagani (medico), Mario Fantin (fotografo e cineoperatore).«Carissimi tutti. Come già sapete questa volta ci siamo riusciti. Il 31 luglio alle ore 18 due componenti dopo 13 ore di dura lotta con un tempo incerto raggiunsero la vetta», scrive Lacedelli in terza persona. «Per ben 65 giorni abbiamo lottato contro tutto. Il tempo fu il nostro nemico n° 1. La nostra tenacia e volontà ci fece resistere fino quasi all’impossibile. Mangiare si mangiava poco, la sete. Una cosa terribile soffrire la sete».Oltre alle lettere e agli appunti di Lacedelli, la mostra espone i giornali dell’epoca (dell’evento parlò il mondo intero), le foto e le attrezzature, il meglio dell’epoca e che oggi fanno impressione per la semplicità: ramponi, piccozze, tute termiche di piumino, tende canadesi. Un mondo lontano, epico, che la mostra, curata da Roberto Casanova e Vinicio Stefanello per gli Scoiattoli e per il comune di Cortina, con la collaborazione della famiglia Lacedelli (i figli Marco, Emanuela, Cristina e Alberta), è visitabile fino al 12 settembre al Lagazuoi Expo Dolomiti (lagazuoi.it), lo spazio espositivo più alto delle Dolomiti (2.732 metri), situato all’arrivo della funivia Lagazuoi, tra Cortina e l’Alta Badia. Dopo Cortina d’Ampezzo la mostra viaggerà in direzione di Aosta, dove sarà visitabile, a partire dal 22 settembre, nel Castello Cantore, dove ha sede il Centro Addestramento Alpino – Scuola Militare Alpina di Aosta.

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