Venezia, 2 set. (askanews) - Eravamo abituati a chiamarla Tokyo, con la sua tuta rossa, uno dei più amati personaggi di "La casa di carta". Ma la carismatica attrice spagnola Úrsula Corberò dopo il successo globale della serie tv è andata avanti e alla Mostra del Cinema di Venezia ha presentato il film argentino di Luis Ortega "Kill the Jockey".
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Una pellicola a tratti surreale con personaggi spiazzanti, tra i quali appunto lei, Abril, una promettente fantina legata a un collega - interpretato dall'attore Nahuel Perez Biscayart - che a un certo punto, dopo un incidente decide di scomparire, sfuggendo così alla mafia nel mondo dell'ippica. "Direi che Abril, il mio personaggio in questo film, è uno dei personaggi più grandi che abbia mai interpretato. Perché non sta cercando di dimostrare la sua aggressività, non ne ha bisogno. Sta solo vivendo la sua vita ed è come una piccola strega. Ma è anche vulnerabile. Come tutti noi. Voglio dire, sto dicendo strega in senso buono, strega in quanto sensitiva".
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Un film originale, a tratti divertente, e dal percorso narrativo né classico né lineare, presentando personaggi e situazioni di difficile decifrazione. "Cosa è male e cosa è bene? Penso che ci siano anche questo tipo di domande nel film. Tipo, Remo, il personaggio principale, è cattivo perché è un tossicodipendente e sparisce e fa cose cattive perché beve troppo e diventerà un papà. O sta solo trovando se stesso in un certo senso e ha bisogno di questo per essere il miglior papà del mondo. Penso che il film ti inviti a mettere in discussione te stesso. Penso che sia un film molto difficile da descrivere, è unico e ciasuno spettatore troverà una diversa connessione. Penso che tutti si collegheranno a modo loro. Ciascuno deve guardarlo e trarre le sue conclusioni".