Paola Malanga, direttrice della Festa del Cinema di Roma: «Sarà come un arazzo, con tanti fil rouge»

Style 2024-10-14

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Dal 16 al 27 ottobre torna la Festa del Cinema di Roma, giunta all'edizione numero 19. La direttrice artistica Paola Malanga ha definito il programma come «un arazzo», per il suo essere ricco e diversificato, con tanti fil rouge. «Sono sicura che il pubblico saprà tessere il proprio filo all'interno di un'offerta volutamente così ampia per una città enorme come Roma». Preapertura con Francis Ford Coppola che presenterà il suo Megalopolis e apertura ufficiale con un film italiano molto atteso, Berlinguer. La grande ambizione di Andrea Segre, interpretato da Elio Germano. Tra le star presenti quest'anno, Johnny Depp e Viggo Mortensen, che riceveranno il Premio alla carriera e presenteranno i loro film, rispettivamente Modì su Modigliani, con Riccardo Scamarcio, e il western I morti non feriscono.
Quattro gli italiani tra i 18 film del Concorso Progressive Cinema: oltre a Berlinguer. La grande ambizione, L'albero di Sara Petraglia, L'isola degli idealisti di Elisabetta Sgarbi e Paradiso in vendita di Luca Barbareschi. Tanta Italia (molta di più) nella sezione Grand Public: Luca Zingaretti con la prima regia, Michele Placido, Gabriele Muccino, Claudio Giovannesi. E ancora Mauro Mancini, Uberto Pasolini, Paolo Costella, Cristina Comencini e i fratelli Manetti.
Spazio alle serie tv (anche qui molte nazionali) nella sezione non competitiva Free Style: L'amica geniale. La storia della bambina perduta di Laura Bispuri, Avetrana - Qui non è Hollywood di Pippo Mezzapesa, Il conte di Montecristo di Bille August, Miss Fallaci di Luca Ribuoli e Vita da Carlo, terza stagione.
Tra le Proiezioni speciali, anche il documentario di Ruggero Gabbai su Liliana Segre (Liliana). Un programma dominato da storia e memoria. «È inevitabile, quest'anno ci sono anche dei film, come quello di apertura Berlinguer, o il documentario su e con Liliana Segre. E c'è l'attualità, che è la storia del presente: noi viviamo nel nostro tempo e abbiamo bisogno di memoria, sempre di più, visto che la tecnologia ci aiuta ma ci fa diventare anche smemorati. E non solo la tecnologia».

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