"Metteresti tuo figlio per strada?": la campagna a Roma contro i pericoli della condivisione social
Ospiti in collegamento Giorgia Michelangeli & Costanza Nastri, studentesse dell'Istituto Europeo di Design (IED)
Quando si parla di "Sharenting" cosa si intende? Si tratta del fenomeno relativo alla condivisione (talvolta in modo indiscriminato) di foto e informazioni dei propri figli su piattaforme online. E da tempo si moltiplicano le voci degli esperti sui rischi per la privacy, la sicurezza dei minori e sulla traccia digitale permanente che viene lasciata online e potrebbe influenzare la vita futura dei bambini.
Viene totalmente spontaneo a volte voler condividere un momento, un ricordo, un episodio divertente che vede come protagonisti i nostri bambini, nipoti, piccoli amici. Ma questa potrebbe non essere proprio una buona idea in base a quanto detto più volte da esperti, psicologi e addirittura pediatri.
Proprio per cercare di tutelare i minori su questo fronte, qualche settimana fa è stata depositata alla Camera una proposta di legge, che, in futuro, potrebbe limitare la possibilità per i genitori di pubblicare video e immagini dei figli. Viene data la possibilità ai minori, ad esempio, di richiedere l’oblio digitale (cioè la cancellazione dal web di tutti i contenuti che li riguardano), una volta compiuto il quattordicesimo anno d'età.
E così, sulla scorta di questo tema così delicato, è arrivata nella Capitale una campagna di sensibilizzazione firmata dagli studenti dello IED, "Cornici private".
Volti di bambini sorridenti fotografati al parco giochi, nelle loro camerette o in un bosco, incorniciati e messe in bella mostra in strada, sulle panchine o su un gradino, attaccati ai pali della luce. Tante foto esposte a chiunque per le vie di Testaccio e di altre zone di Roma, con una domanda fortemente provocatoria: "Metteresti tuo figlio per strada?". L'obiettivo è ovviamente quello di sensibilizzare i genitori sui pericoli e le conseguenze dell’eccessiva esposizione online di contenuti riguardanti i propri figli.
"Il progetto mira a promuovere una maggiore consapevolezza nell'uso dei social media, perché ciò che i genitori considerano un ricordo può diventare una fonte di informazioni sensibili per altri" hanno spiegato Giorgia Michelangeli e Costanza Nastri.
Dietro ogni cornice, sparsa per Roma, c'è un QR code che rimanda al sito del gruppo. Aprendo la pagina la scritta “E se nella foto ci fosse tuo figlio?” che anticipa un inquietante catalogo di foto di bambini con relative informazioni. I bambini che si vedono nella campagna non esistono: le foto sono state create tramite l'intelligenza artificiale grazie alle migliaia di foto pubblicate dai genitori sui social media.
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