Molti punti deboli ancora nel capitolo liste d'attesa. Nonostante gli sforzi siano notevoli si arranca in alcuni settori. Per una polisonnografia disponibili solo gli apparecchi acquistati dall'Asp ben sei, ma tra un anno e a Barcellona dove, per un invalido senza auto, diventa difficile andarci.
La storia che ci racconta al telefono un anziano telespettatore ci lascia senza parole. “Come è possibile- ci dice sconsolato che in una città metropolitana da 220 mila abitanti le liste per i polisonnografi siano chiuse? Come è possibile che nessun ospedale, Piemonte, Papardo, o Policlinico, abbia questa apparecchiatura disponibile?”. E poi ci spiega che la moglie, invalida come lui, un anno e mezzo fa dopo una lunga attesa, si era sottoposta all'esame polisonnografico un anno e mezzo fa per le apnee notturne che non le danno tregua e mettono a repentaglio la sua vita. L'esame si sarebbe dovuto ripetere proprio in questi giorni ma con grande sorpresa al Cup, il Call Center, hanno comunicato ai due anziani che a Messina non c'è alcuna possibilità.
Le alternative sono l'ospedale di Barcellona dell'Azienda sanitaria provinciale che ha di recente acquisito ben 6 apparecchiature nuove ma nel dicembre del 2025, o ancora Sant'Agata Militello ma tra un anno e mezzo. “Per noi che non guidiamo l'auto- ci spiega- diventa difficile raggiungere in treno Barcellona e poi l'ospedale ma soprattutto diventa difficile tornare con il polisonnografo attaccato con fili e tubi sempre in treno”.
Dal polisonnografo alla cardiochirurgia. In questo caso di mezzo ci sono le morti sospette all'ospedale Papardo e il sequestro legittimo da parte della magistratura di due sale chirurgiche. Chi e quando riaprirà quelle due sale che rappresentano l'unica struttura operatoria nel settore cardiochirurgico in tutta la provincia, è al momento ignoto. Se lo chiede il presidente dell'Ordine dei medici Giacomo Caudo che rivolge un appello alle istituzioni affinchè si faccia presto. “Eliminare il rischio- spiega Caudo che è anche presidente nazionale dei medici di famiglia- non può coincidere con l'eliminazione di un servizio”. Nell'ultimo mese ben 15 pazienti che dovevano esser sottoposti a interventi più complessi al cuore sono stati trasferiti in elicottero in altre strutture regionali. Cioè in questo momento chi in provincia ha problemi che vanno oltre il semplice stent deve sobbarcarsi un volo e il relativo viaggio a spese del sistema sanitario per Catania o Palermo con i rischi che ne conseguono.
“Il rischio- dice Caudo- in sala operatoria è aumentato per l'inefficacia degli antibiotici di cui si è fatto abuso e per l'incapacità della ricerca di metterne a punto di nuovi che siano più attivi nel fermare le infezioni”.