Con 4 Golden Globes 2025 appena vinti (che si aggiungono ai due premi conquistati al Festival di Cannes 2024 e ai 5 European Film Awards), il 9 gennaio arriva nei cinema Emilia Perez di Jacques Audiard. Per qualcuno, il film del regista francese girato in Messico sarà il grande protagonista della Oscar Night del 3 marzo: si tratta solo di attendere il 17 gennaio per scoprire quante nomination conquisterà. Intanto, ai Golden Globes ha vinto come Miglior film musical o commedia, Miglior attrice non protagonista (Zoe Saldana), Miglior colonna sonora e Miglior film non in lingua inglese. In questa categoria, ha battuto Vermiglio.
Il nostro consiglio è di non perderlo. Il film di Jacques Audiard (suo, il meraviglioso Il profeta) racconta la trasformazione di un feroce narcotrafficante messicano, Manitas (Karla Sofia Gascon) , in una donna. Dopo il cambio di sesso e di vita, cerca di risarcire le vittime della sua vita precedente. Le sue scelte coinvolgeranno, nel bene e nel male, un'avvocatessa (Zoe Saldana) e la sua famiglia (la moglie Selena Gomez e i figli).
Una storia di transizione di genere narrata attraverso una commistione di generi. Emilia Perez è infatti una love story, un musical, un dramma, un melò. Con un regista che riesce a tenere insieme tutto e delle straordinarie interpreti: Zoe Saldana, Selena Gomez e la spagnola Karla Sofìa Gascon, attrice queer che interpreta il protagonista prima e dopo la sua trasformazione. «Nel corso di una vita, come dice un mio amico buddista, per quanto puoi cambiare c'è sempre la tua ombra che ti segue. Nel film non è esattamente chiaro chi sia Manitas e io come attrice non l'ho giudicato perché altrimenti non avrei potuto poi trasformarlo in Emilia, quasi una santa. Quello che so è che lui sicuramente portava con sé una cultura machista e patriarcale», dice.
Il film è già uscito nei cinema europei, negli Usa è in streaming su Netflix ed è diventato un fenomeno anche per le tematiche che tocca. Dice Jacques Audiard: «Il cinema per me serve a identificare un gruppo sociale, un Paese, una nazione, un sistema politico. Se Emilia Perez servisse effettivamente a capire la questione della transidentità, non a banalizzarla ma a renderla una cosa normale, vorrebbe dire che ho raggiunto il mio obiettivo».