I giovani sono una carta vincente per le imprese, ma l'Italia li perde

IO DONNA 2025-08-27

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Rimini, 26 ago. (askanews) - I giovani sono la carta vincente per le imprese italiane, ma il Paese fatica a trattenerli e valorizzarli. È quanto emerge da una nuova analisi di Unioncamere presentata oggi al Meeting di Rimini. I numeri parlano chiaro: le aziende con alta presenza di under 30 fatturano di più, esportano di più e sono più innovative. Eppure l'Italia continua a perdere talenti.

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"I giovani - spiega il presidente di Unioncamere, Andrea Prete - devono contribuire a questo mondo che cambia in maniera significativa, devono essere protagonisti. L'attenzione va verso i giovani soprattutto nel mondo del lavoro dove abbiamo un problema in Italia se pensiamo che nel 2024 più del 40% degli occupati ha più di 50 anni".

Le imprese con molti giovani si aspettano aumenti del fatturato nel 38% dei casi, contro il 35% delle altre. Investono di più nelle tecnologie 4.0 - il 44% contro il 35% - e sono più produttive del 2,5%. Ma c'è un paradosso: mancano lavoratori qualificati. Nei prossimi cinque anni potrebbero mancare fino a 10mila ingegneri l'anno e 17mila laureati in economia. Intanto i giovani hanno cambiato prospettive rispetto al lavoro. "Il paese invecchia, i giovani languono, sono pochi a causa del calo demografico - continua Prete -, ma dobbiamo anche trattenere i talenti, perché nel frattempo quelli bravi vanno anche via e quindi bisogna fare delle politiche mirate per trattenere e invogliare e attrarre i nuovi talenti. Questo, anche con delle politiche economiche e fiscali che possono incentivare le imprese ad aumentare i salari dei giovani occupati, può essere una strategia".

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I giovani di oggi hanno una visione diversa rispetto a quelli di qualche anno fa. Per loro è molto importante la variabile tempo, associare un lavoro che li gratifica a una qualità della vita che dia un riscontro positivo alle loro aspettative. "Sono tutti temi che prima non erano nell'attenzione - prosegue il presidente di Unioncamere - e quindi anche il mondo delle imprese, gli imprenditori, devono fare i conti con questo nuovo modo di pensare".

L'Italia resta al secondo posto in Europa per numero di NEET, i giovani che non studiano né lavorano. E c'è anche un problema di ricambio generazionale: l'11% dei titolari d'impresa ha oltre 70 anni. Una sfida che il sistema produttivo deve affrontare per restare competitivo.

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