(askanews) - A dodici anni dal suo Leone d'oro per Sacro GRA, Gianfranco Rosi è tornato in concorso a Venezia con Sotto le nuvole, nei cinema dal 18 settembre.
Sotto le nuvole e una Napoli inedita
Il film racconta in bianco e nero una Napoli diversa, sotterranea, quella dei Campi Flegrei, della circumvesuviana, popolata di vite sconosciute, affascinanti, molto spesso legate al passato: dal maestro di strada che dedica il suo tempo al doposcuola per bambini ai vigili del fuoco che raccolgono le chiamate delle persone e le aiutano a vincere piccole e grandi paure, alle forze dell'ordine che inseguono i tombaroli.
«Per me era importante all'inizio trovare un territorio che non fosse stato così filmato, l'altra Napoli, che è quella dei paesi vesuviani, quella oltre il Vesuvio», ha detto il regista. «Napoli è una città complessissima, dove la parola stratificazione, tempo sospeso, il passato e il presente sono delle costanti quotidiane. È come una zona di passaggio, un sottile confine tra quello che è, quindi il presente, quello che è stato e quello che potrebbe essere».
Napoli e turismo: una vera ricchezza?
Con il suo stile documentaristico Rosi scova una Napoli nascosta, sconosciuta, quasi spopolata, lontana dalla città fatta di colori, confusione e sommersa dall'overtourism. «Il turismo è una forma un po' di colonizzazione, che sradica e cambia completamente il tessuto culturale della città. Per alcuni aspetti sono anche postivi, perché dei quartieri che prima erano inavvicinabili in questo momento son o quartieri che uno riesce a vivere», ha affermato Rosi. «Si dice anche che è giusto che tutti possano viaggiare, ma forse è anche un turismo con pochi legami, no?».
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