Chi ha letto Le otto montagne o ha visto il film che ne è stato tratto, interpretato da Luca Marinelli e Alessandro Borghi (diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, vincitore del Premio della Giuria a Cannes 2022), ha un'idea di che cos'è la montagna per Paolo Cognetti. Un luogo geografico, certo, ma soprattutto un luogo del sentire e un luogo di partenza - e ritorno - per comprendere chi siamo e il nostro tempo: questo senso, che emergeva dal romanzo, ritorna in Fiore mio, al cinema il 25, 26 e 27 novembre, ed è chiaro anche dal trailer.
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Il primo film diretto e interpretato dallo scrittore è dunque un documentario contemplativo dedicato alla montagna. Montagna che, per Cognetti, è il "suo" Monte Rosa. Che no - come precisa nel trailer - non si chiama "Rosa" per il colore che assume al tramonto.
Fiore mio, il trailer del film di e con Paolo Cognetti sul "suo" Monte Rosa
Era l'estate del 2022. L’Italia era preda della siccità. E anche la sorgente della casa di Paolo Cognetti a Estoul, piccolo borgo posto a 1700 metri di quota che sovrasta la vallata di Brusson, si esauriva. Sconvolto dalle conseguenze del cambiamento climatico sui suoi luoghi, lo scrittore ha deciso dunque di raccontare la bellezza dei paesaggi e dei ghiacciai che tanto ama proprio perché sono destinati - per come li ha conosciuti - a sparire. Fiore mio è nato così.
Cognetti prova a raccontare la sua montagna sulla falsariga de Le 36 vedute del monte Fuji di Hokusai. Se l'artista giapponese ritrasse il Fuji cambiando continuamente il punto di vista, così fa lo scrittore-regista sul Monte Rosa. Nel viaggio, che è intimo e corale insieme, lo accompagnano il direttore della fotografia Ruben Impens, conosciuto sul set delle Le otto montagne e che firma anche la fotografia di Fiore Mio, e le persone incontrate in vetta.
[caption id="attachment_2439843" align="aligncenter" width="682"] Paolo Cognetti in "Fiore mio", in sala dal 25 novembre. ©DanieleMantione[/caption]
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Il cast del documentario di Paolo Cognetti
C'è l’amico di una vita Remigio, nato e cresciuto in val d’Ayas, di cui conosce ogni luogo e custodisce la memoria. Ci sono Arturo Squinobal, una vita dedicata alle montagne e un volto che ne ricorda le tracce. Sua figlia Marta, che Paolo conosce sin dall’infanzia e che ha trasformato l’Orestes Huette nel primo e unico rifugio vegano delle Alpi.
E ancora ci sono Corinne e Mia, donne dei rifugi che accolgono i viandanti con il sorriso caloroso e rilassato di chi ama ciò che fa. C’è il silenzioso eppure tagliente Sete, sherpa d’alta quota che ha scalato tre Ottomila, Everest, Manaslu e Daulaghiri, e si divide tra Italia e Nepal. E poi c’è il cane Laki, inseparabile compagno di camminate.
E poi c'è il Monte Rosa, il cui nome deriva dal termine longobardo Hrosa, da cui Roise, Roises e Royses: la montagna di ghiaccio.
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La colonna sonora e Vasco Brondi
La colonna sonora di Fiore mio è curata dal cantautore Vasco Brondi, amico fraterno di Cognetti, che per il film ha scritto e interpretato la canzone Ascoltare gli alberi, che si può ascoltare nel trailer e che chiude il documentario. Fiore mio, la traccia presente nel finale del film e che ne ha ispirato il titolo, è invece una delle canzoni più popolari di Andrea Laszlo De Simone, cantautore e musicista torinese (che ha vinto il Premio César 2024 per la Migliore Musica Originale di Animal Kingdom).