Ghali e il concerto-evento a Milano: nel suo Gran Teatro il racconto abbraccia attualità, arte, musica e stile

Style 2025-09-21

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QUELLO DI IERI SERA A FIERA MILANO LIVE è stato un concerto importante per Ghali. L'artista, infatti, ha voluto concludere l'elenco dei suoi concerti di quest'anno con uno show imponente pieno di qualità e attualità. E lo ha fatto nella sua Milano. Ma non è tutto qui. Ha anche voluto regalare al pubblico accorso negli spazi di Rho Fiera Milano alcuni spoiler del nuovo progetto discografico, in uscita nel 2026. Tre brani in anteprima.

Questo concerto-evento prodotto da Vivo Concerti ha preso il nome di Gran Teatro. E infatti del mondo teatrale c'era parecchio. Chi conosce bene Ghali sa che ogni sua esibizione diventa una performance dove arte, letteratura, attualità, musica, stile si intrecciano per un racconto coerente e spiazzante. Sono stati molti i momenti, ieri sera, in cui la produzione dello show ha reso ancora più potente il racconto del rapper. La vocazione internazionale Ghali ce l'ha da sempre. Fin dai suoi inizi nella musica, che avevano colpito tutti per via dell'elegante particolarità che portava, soprattutto in un contesto come quello hip-hop che per molti, invece, è spesso sinonimo di tutt'altro immaginario.

Nel suo Gran Teatro, quindi, Ghali ha portato contraddizioni del mondo di oggi. Ha criticato l'ipocrisia, ha ricordato il senso di comunità. Lo racconta anche il direttore creativo dello show, Mohamed Sqalli. «Con Ghali siamo partiti dall’universo circense con forti influenze cinematografiche dell’Occidente (centrale, tra le nostre ispirazioni, è l’estetica dei film degli anni ‘40 e ‘50 - Ziegfeld Follies con Fred Astaire, o La Strada e I Clowns diretti da Federico Fellini). Lo abbiamo mescolato con molti elementi provenienti dal Global South. Su tutti, l’esercito di ballerini ispirato agli eserciti del Sud Globale - India, Indonesia, Costa d’Avorio. E la grande sezione araba con l’orchestra egiziana».

E ancora: «Il modo in cui lo spettacolo è stato creato è profondamente multiculturale, con un cast molto eterogeneo. Abbiamo lavorato con professionisti provenienti da tutto il mondo. Dalla costume designer franco-algerina Constance Tabourga alla coreografa di origini congolesi Mariana Benenge. Poi l’artista franco-marocchina Saradibiza, che ha realizzato i visual 3D, e Nick Weiss, da New York, che ha curato la direzione musicale dello spettacolo. Abbiamo creato oltre 150 costumi, tra le 6 e le 8 diverse scene, l’intero palco e non da ultimo tutte le coreografie per i 50 performer: è stato un lavoro enorme, un processo bellissimo e interessante, pieno di energia, di individualità straordinarie e un forte spirito collettivo».

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