Joan Thiele in concerto: la musica è poesia e mistero

Style 2025-12-15

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COME UNA SACERDOTESSA MODERNA, Joan Thiele ha concluso il suo 2025 di concerti con due show ieri, domenica 14 dicembre, in Santeria Toscana 31, a Milano, pieni di misticismo, potere evocativo ed eleganza. Il suo Joanita Tour, infatti, è terminato con due spettacoli nello stesso giorno. Il primo, al quale abbiamo assistito, è dalle 18.00 alle 19.20. Il secondo, invece, a partire dalle 21.00. Una formula inedita che dimostra il grande affetto del pubblico che, dopo la sua partecipazione all'ultimo Festival di Sanremo con la meravigliosa Eco, si è allargato parecchio. Un pubblico che le assomiglia: attento ai dettagli e capace di godersi dei momenti più intimi dello show.

A proposito di questo, l'inizio del concerto di Joan Thiele è uno dei più evocativi che abbia mai visto in vita mia. Non appena si spengono le luci, del fumo di scena copre il palcoscenico e arriva solo l'audio di Pazzerella, brano inserito nel suo ultimo album Joanita, in cui si sente cantare la nonna materna dell'artista. La platea rimane in silenzio, ammaliata. Poi, la band inizia a suonare l'intro de La forma liquida. E Joan compare, dal buio: il suo ingresso è come un'apparizione. Ha un velo sul capo, che si muove grazie a un ventilatore che, puntato su di lei, le scompiglia anche i capelli. È magnetica.

Per tutta la durata del concerto Joan sembra la protagonista di uno di quei film di cui tanto apprezza le colonne sonore. A proposito: se non avete ascoltato il suo ultimo album Joanita (Sony Music/Numero Uno), recuperate appena possibile. Sentirete tutti i suoi riferimenti cinematografici anni ’60 e ’70, da Piero Umiliani a Piero Piccioni, e vi accorgerete di una sensibilità rara.

Questo continuo entrare e uscire dal buio è un gioco che la diverte. E infatti continua per tutto il set, che sia in momenti in cui è impegnata a far ballare e saltare il pubblico o in parti acustiche piene di intensità emotiva. Dopo la prima canzone, Joan Thiele (vincitrice del David di Donatello come Miglior Canzone Originale con il brano Proiettili, tratto dal film Ti mangio il cuore, presentato alla 79esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia) toglie il velo e alterna più momenti. E ricorda che nella musica non deve essere detto tutto. Dovrebbe essere sempre così: un entrare e uscire dal buio, un concedersi e un allontanarsi.

Durante Puta ricorda «tutte le mie ragazze, fatevi sempre rispettare». Prima di Bacio sulla fronte racconta: «Questa canzone mi ha aiutata a capire quanto sia importante riconnettermi con la parte dell'istinto». Veleno, invece, è il brano che ha usato «per trasformare la mia rabbia in qualcosa che mi fa bene». Ospite di questo set è Frah Quintale, con il quale duetta su Occhi da gangster. L'intesa tra i due artisti è molto piacevole (non a caso il cantautore e rapper era stato suo ospite anche durante la serata cover del Festival di Sanremo; i due avevano cantato Che cosa c'è di Gino Paoli).

Durante Le vacanze un problema tecnico spegne per alcuni secondi l'impianto, microfono compreso. Ma il pubblico continua a cantare, seguendo il labiale dell'artista e la batteria. Il momento diventa speciale, perché autentico e inedito. Nel gran finale c'è spazio per Allucinazione («In questo periodo storico la libertà sembra un po' un'allucinazione, ma noi la difendiamo») e una cover di Deja la vida volar, brano del cileno Victor Jara che è un richiamo alla speranza e alla resistenza.

Con Joan Thiele possiamo starne certi: la musica è al sicuro. È in quel posto dove deve stare. Proprio lì, in bilico tra comunicazione schietta di sé e mistero. Tra impegno e sogno collettivo. Tra luce e buio. 

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