Egitto: a quattro anni dalla rivoluzione è emergenza economica e umanitaria

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Da Hosni Mubarak a Mohamed Morsi, da Morsi ad Abdel Fatha Al-Sissi. Due rivoluzioni che hanno cambiato la vita degli egiziani. In peggio. Dopo quattro anni il Paese è politicamente instabile, incapace di garantire il ritorno degli investitori e di far ripartire il settore chiave del turismo. Dal 2011 tutti gli indicatori economici non hanno mai invertito la tendenza al ribasso.

Le cifre ufficiali danno il tasso di disoccupazione al 13,4% che sale al 29% se limitato ai giovani sotto i 30 anni, che rappresentano il 60% della popolazione. La realtà è che oltre il 26% degli egiziani vive al di sotto della soglia di povertà e il 40% sopravvive con 2 dollari al giorno. A questo quadro si aggiungono le incessanti manifestazioni non-autorizzate dei Fratelli musulmani e lo stillicidio di ordigni artigianali.

Se la situazione economica è critica al Cairo, si fa ancora più drammatica nei villaggi. Ad Al-Our, 200 chilometri dalla capitale, non c‘è lavoro, non c‘è assistenza sanitaria e mancan

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