Le moschee che si trovano in Israele, a Gerusalemme est e nei territori annessi, dovranno abbassare il volume dei cinque appelli quotidiani alla preghiera.
Il progetto di legge adottato dall’esecutivo dovrà passare al vaglio del Parlamento, per i palestinesi si tratta di una provocazione.
Ecco come il primo ministro Benjamin Netanyahu spiega la sua decisione:
Questa usanza è in vigore in molte città d’Europa, nonché in vari luoghi del mondo musulmano, dove il volume sonoro degli appelli viene abbassato per il bene del pubblico. Io sostengo che dovremmo fare lo stesso nello stato di Israele.
Da conflitto politico a conflitto politico e religioso?
Anche un altro progetto di legge fa gridare allo scandalo, quello che apre la strada alla legalizzazione degli insediamenti ebraici selvaggi in Cisgiordania.
La direzione palestinese ha preannunciato che farà appello al Consiglio di sicurezza dell’Onu. E sostiene che Israele rischia di trasformare un conflitto che fin’ora è stato soprattutto politico in un conflitto politico e religioso.
Nel febbraio 2011 le Nazioni Unite hanno promosso una risoluzione di condanna degli insediamenti israeliani che è stata appoggiata da 122 nazioni.