Reazioni discordanti al verdetto di condanna del sottufficiale che ha ucciso un palestinese ferito. Fra queste il ministro della giustizia Lieberman che ha sempre difeso il militare di Tsahal. Una presa di posizione che rivendica, ma chiede ai connazionali di rispettare la decisione della magistatura: “Malgrado il difficile verdetto ricordo a tutti, sia a chi è favorevole che a quelli a cui non piace, e fra questi ci sono io, che siamo obbligati a rispettare la decisione legale. Siamo obbligati a farlo”.
La popolazione, soprattutto quella che vive nei territori o nelle zone più calde del Paese, la pensa diversamente e critica il solo fatto di mettere nella gabbia degli imputati un soldato.
Dice un uomo: “Spero che il presidente o qualcuno alto in grado perdonino questo ragazzo. Dovrebbe andare in carcere e restarci solo un giorno. Dovrebbe essere amnistiato”.
Un altro aggiunge: “È una vergogna che lo Stato d’Israele tratti così un soldato. È una vergogna e il mondo intero ci ride dietro. In nessuna altra parte del mondo potrebbe accadere che un terrorista ci attacca, magari ci uccide, e questo potrebbe succedere a chiunque fra noi. È il terrorista che dovrebbe essere sul banco degli imputati”.
L’azione che ha portato all’uccisione del palestinese è accaduta durante la cosiddetta “intifada dei coltelli” quando i palestinesi attaccavano degli israeliani all’arma bianca. Per questo la percezione in Israele e nel resto del mondo è stata diversa. Quello che il mondo ha visto è stato soprattutto l’esecuzione di un uomo ferito a terra, ripresa da telecamere. In Israele quell’uomo, seppur ferito, era invece considerato ancora come una minaccia.