Il governo regionale catalano apre la porta all’indipendenza e annuncia che il 90% degli elettori si sono espressi a favore della rottura con Madrid, in una delle giornate più nere della democrazia spagnola. Il dato fornito dalle autorità di Barcellona, secondo cui hanno votato 2,8 milioni di persone, non può trovare alcun riscontro in altre fonti. L’esecutivo regionale s’era impegnato a rendere effettiva l’indipendenza entro 48 ore in caso di vittoria del sì.
Carles Puigdemont, Presidente della Governo Regionale: “In questa giornata di speranza e sofferenza, i cittadini della Catalogna si sono guadagnati il diritto ad avere uno Stato indipendente che si costituisce nella forma della Repubblica. Dunque il governo che presiedo nei prossimi giorni invierà i risultati del voto al Parlamento catalano che detiene la sovranità popolare, in modo che questi possa agire in accordo con la legge del referendum” ha detto in un messaggio televisivo in trasmesso in tarda serata.
Dopo la lunga giornata di tensione e di scontri davanti ai seggi elettorali – illegali secondo Madrid – una grande manifestazione è stata indetta in Piazza Catalogna a Barcellona.
“Non avrei mai immaginato che finisse così, che caricassero la gente che andava a votare democraticamente è una cosa molto triste, mi fa sentire impotente” dice Pia Marcili, una manifestante indipendentista.
“Benché si sappia già che è un referendum non valido perchè non ha nulla di legale, per lo meno che ci ascoltino e che tutti possano votare” dice Silvia Serrano che ha deciso d’anadare ai seggi soltanto dopo aver assistito alle carice della polizia contro gli elettori.
In strada a fine giornata si constata una significativa presenza di manifestanti baschi e di altri rappresentanti dell’indipendentismo internazionale. Pierre Karl Péladeau, ex-leader del Partito del Quebec:
“Il popolo catalano costituisce una fonte d’ispirazione per la gente del Quebec e per chiunque voglia ottenere l’indipendenza” dice ai microfoni di euronews.
Cristina Giner, a Barcellona per euronews: “Dopo il referendum catalano, sospeso dal Tribunale Costituzionale, sta ora alla politica tentare d’abbassare la tensione sociale e sanare la frattura tra il governo catalano e l’esecutivo spagnolo”.