In Catalogna il messaggio del Premier Mariano Rajoy viene percepito con un misto di incomprensione ed incertezza da alcuni, come la possibilità di guadagnare tempo in vista del dialogo da altri. Ma introduce la spada di Damocle del commissariamento della Regione da parte di Madrid.
“Sospendere l’autonomia non servirebbe a niente. La gente non lo capirebbe. È ridicolo” sostiene una residente di Barcellona intervistata dall’inviata di euronews Cristina Giner.
“Beh, credo che resti ancora abbastanza tempo perché parlino, dialoghino. È cominciata una nuova fase, bisogna aspettare. Non credo che a breve possa succedere qualcosa” dice invece un abitante del capoluogo catalano.
Nell’arco parlamentare catalano non ci sono grandi sorprese rispetto al modo in cui si posizionano i partiti. Eva Granados dei Socialisti di Catalogna: “Noi giudichiamo misurata e corretta la risposta e dunque speriamo che dal canto suo Puigdemont dia una risposta che soprattutto sia chiara”.
Marta Riba , deputata del partito indipendentista “Catalunya Si Que es Pot”: “Non è mai troppo tardi per avviare un dialogo. Quanto peggiore si fa la situazione e più stretto il margine di manovra, tantop più difficile saranno le condizioni per arrivare al dialogo. Meglio che si arrivi al dialogo adesso che non dopo l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione”.
Nel suo ultimo discorso Rajoy ha citato esplicitamente per la prima volta in assoluto l’ipotesi di applicare l’articolo 155, che permetterebbe al governo centrale di ritirare l’autonomia regionale, sostanzialmente commissionando le istituzioni catalane. Una strada potenzialmente esplosiva.