(Adnkronos) - Se l'America era l'India per i primi esploratori del nuovo mondo, è facile intuire il perché del suo nome. Parliamo del fico d'India, autentico scrigno di proprietà benefiche al quale è dedicata l’odierna puntata de 'Il Gusto della Salute', la rubrica settimanalmente curata dall'immunologo Mauro Minelli responsabile per il Sud Italia della Fondazione di Medicina Personalizzata, in collaborazione con Adnkronos.
"Frutti succulenti di diverso colore a seconda delle varietà - spiega l'agronoma Eleonora Tauro - sono il prodotto di una pianta che può crescere fino a 3-5 metri d’altezza e che, dall'America centrale, si è diffusa in tutto l’area del Mediterraneo. Le caratteristiche pale, ricoperte di spine e di un tessuto ceroso, servono per trattenere l'acqua il più a lungo possibile e come protezione da agenti patogeni. È una specie molto importante sia a livello ecologico che agronomico, infatti i nostri nonni le piantavano come recinzione naturale dei terreni agricoli anche con funzione di frangivento.
Il giornalista, esperto di cultura popolare, Marco Renna ricorda che il fico d'India "rappresentò un primo collante culturale tra i nativi americani e gli esploratori europei che seguirono l'impresa di Cristoforo Colombo. Furono gli indigeni, infatti, ad assistere i marinai che, al seguito di Colombo e dopo aver mangiato grandi quantità di fichi d'India, pagarono tutti il prezzo di quell’indigestione con un blocco intestinale per il quale si resero necessari giorni e giorni di specifici trattamenti appositamente preparati dagli indigeni con erbe lassative utili ad affrontare la stipsi, uno dei più noti effetti collaterali dell'ottimo frutto".
L'analisi nutrizionale, affidata alla biologa Dominga Maio, ci propone "un alimento ricco di acqua, poverissimo di grassi ma con significativo apporto di carboidrati e fibre, unitamente - prosegue Maio - ai sali minerali che forniscono un supporto energetico soprattutto per chi pratica sport. Note le proprietà antiossidanti del fico d'India e notevole la sua capacità di mantenere stabili i livelli di glicemia nel sangue, ciò che le rende idoneo anche per chi soffre di diabete e di ipercolesterolemia. I fichi d'India - conclude Maio - sono le piante più ecocompatibili in assoluto, non hanno bisogno di nulla, né di trattamenti chimici o anti parassitari, né di concimazione, né di potatura".
Minelli affronta, invece, il tema relativo all'impatto clinico da consumo di fichi d'India. "Al di là del rischio di pungersi con le sottilissime spine che ricoprono la buccia del frutto, quel che va detto - precisa Minelli - è che la presenza di numerosi semi all’interno della polpa succosa, può favorire l'insorgenza di fenomeni di stitichezza, ciò che potrebbe richiedere particolare attenzione nel consumare fichi d’India da parte di soggetti con diverticolosi del colon o, comunque, con colite cronica".
"Per il resto primeggiano i fattori benefici. Il fico d'India favorisce la diuresi e, soprattutto in passato, è stato molto utilizzato come cura naturale per le ulcere gastriche specie quelle provocate da un consumo elevato di alcol. Inoltre, la presenza di betasitosterolo consente di svolgere una funzione anti-infiammatoria e antidolorifica, oltre ad una vera e propria attività di riparazione dei tessuti in caso di ferite. Insomma, per quanto coperto da spine, il fico d'India è un vero e proprio tesoro di proprietà benefiche, delle quali l’uomo può fruire con molteplici vantaggi", conclude Minelli.