Arriva il 30 gennaio nei cinema Babygirl, il film audace, provocatorio con cui Nicole Kidman ha vinto la Coppa Volpi come Miglior attrice alla Mostra di Venezia 2024. E avrebbe meritato la nomination agli Oscar. L'attrice nata a Honolulu nel 1967 interpreta Romy, donna d'affari che mette a repentaglio la propria vita professionale e personale quando inizia una relazione segreta e intensa con il suo giovane stagista. Il film, scritto e diretto dalla regista olandese Halina Reijn (figlia d'arte e allieva di Paul Verhoeven, il regista di Basic Instinct) tocca temi come il desiderio, le fantasie, il sesso, il potere, il controllo. Come spiega la stessa Nicole Kidman, che al Festival di Venezia ha definito l'esperienza di questo set «liberatoria». Dice: «Halina, la regista e sceneggiatrice, voleva sovvertire il genere thriller erotico. Ma il film è anche uno studio su una donna piena di conflitti. Ha un potere enorme, ma come lo utilizza? Ha emozioni contrastanti e lo spettatore la segue in questo suo viaggio. Questo film è il ritratto realistico di una donna, per quello ho voluto assolutamente farlo».
Romy, la protagonista, non ha mai provato davvero piacere sessuale con il marito, interpretato da Antonio Banderas. Quando incontra Samuel (l'inglese Harris Dickinson, già visto in Triangle of Sadness), che scoprirà essere il suo giovane stagista, tra i due inizia una relazione sado-maso che le insegnerà a soddisfare se stessa sessualmente. La sua vita cambia cambia. Romy scopre lati sconosciuti di sé stessa e anche le proprie fragilità. «Il film mi ha aiutato anche a capire le generazioni più giovani, come quella rappresentata da Harris Dickinson. Qui ci sono due generazioni che si incontrano e una impara dall'altra. È un film pionieristico secondo me, perché scritto da una donna che capisce molto bene anche la sessualità di generazioni molto diverse».