Un sempre più pesante bilancio di sangue costringe l’Egitto a interrogarsi sull’eredità della rivoluzione, che portò alla caduta di Mubarak.
Le autorità aggiornano a una cinquantina di morti il bilancio degli scontri avvenuti ieri nel suo terzo anniversario.
Cifre a cui aggiungono gli arresti di oltre 1000 persone, secondo il Ministero degli interni trovate in possesso di armi o bombe molotov.
Si moltiplicano però le accuse all’esecutivo del generale al-Sisi di aver permesso le sole manifestazioni pro-governative, reprimendo invece quelle dei sostenitori filo-islamisti del deposto presidente Morsi.
Per molti fra coloro che tre anni fa erano in Piazza Tahrir, la conferma di una rivoluzione incompiuta e di un regime che avrebbe semplicemente cambiato volto.