Il sedicente Stato islamico rialza la testa in Iraq con la conquista di Ramadi e altrettanto fa il prezzo del petrolio. Lunedì il greggio di origine europea viaggiava verso i 68 dollari al barile, mentre il WTI di origine statunitense ha superato la soglia dei 60 dollari.
Anche la ripresa dei bombardamenti sauditi contro i ribelli yemeniti nei pressi del Golfo di Aden, snodo strategico per il trasporto dell’oro nero, ha contribuito ad acuire i timori degli investitori.
Nessun esperto, ad ogni modo, prevede un ritorno dei prezzi ai livelli dello scorso giugno: il mercato è ancora inondato da una marea nera che la domanda globale non riesce ad assorbire, dall’Opec non arrivano segnali di un futuro taglio della produzione e, paradossalmente, la ripresa dei prezzi potrebbe sostenere la produzione di olio di scisto nordamericano.